Descrizione
A un chilometro dal centro di Castelleone, immerso nel verde, sorge il Santuario della Beata Vergine della Misericordia, iniziato nel 1513, su progetto di Agostino Fondulo, e terminato nel 1525, dopo molte traversie di carattere economico e sociale. Inizialmente era stata eretta una chiesa che ricordava le apparizioni della Madonna a una povera donna del luogo, Domenica Zanenga; fu poi edificato l'attuale Santuario, a cui fu aggiunto un Convento costruito dai padri di S. Agostino dell'Ordine degli Eremitani, dopo che era stato loro in cura e in affidamento (1616).
Del Convento restano i Portici sul lato destro della costruzione, quando nel 1781 fu distrutto, e il Santuario venne riaffidato alla Parrocchia di Castelleone. Nel 1573 al corpo principale del Santuario furono aggiunti il campanile e la sagrestia. Nel 1736 venne pubblicata una stampa della Beata Vergine, opera dei padri Agostiniani, la prima di una lunga serie approntata nei secoli. L'edificio presenta un tiburio a tredici lati, transetto e abside poligonale; il braccio principale era formato da due campate, una terza é stata aggiunta nel 1910 e ne ha alterato la struttura originale. All'interno vi si trovano affreschi cinquecenteschi raffiguranti "Cristo e gli Apostoli", dipinti sui lati del tiburio, opera di G.B. Dordoni. Di notevole pregio é l'immagine della "Madonna con Bambino", in legno, eseguita nel 1560 da Paolo Maltempo, "La Crocifissione" di G.P.Pesenti e "La trasfigurazione" di autore ignoto. Come di autore ignoto é il quadro che raffigura l'Apparizione della Beata Vergine a Domenica Zanenga, su cui si può intravedere una panoramica del castello dell'antica cittadina cremonese. Da ricordare ancora le due tele di Angelo Bacchetta che ritraggono scene della "Deposizione" e della "Resurrezione"(del 1862), mentre nella navata centrale é stato posto il grande organo Serassi, costruito dal famoso organario nel 1836. Nel 1866, per iniziativa del Vescovo Geremia Bonomelli, la statua lignea della Madonna ottenne il favore dell' Incoronazione. Nel Santuario erano custoditi fin dai tempi delle apparizioni alcuni pregevoli ex - voto, in parte trafugati e di cui si é persa ogni traccia e in parte dispersi nelle varie fasi di restauri e rifacimenti (1965).Iniziato nel 1513 per aderire al desiderio della Madonna apparsa a una povera donna che abitava nella Vigna e che le aveva chiesto di pregare per i castelleonesi e di costruire una chiesa chiamata appunto Santa Maria della Misericordia, il santuario fu officiato nel 1516, ma completato solo nel 1525 con tiburio, campanile e piccola sacrestia. Il monumento fu costruito su disegno di Agostino de Fonduti (cremasco, collaboratore del Bramante a Milano) e venne ultimato con i contributi e le offerte della Comunità, oltre che per un voto espresso dai castelleonesi durante un furioso assedio.
Nel Santuario fu ospitata una statua della Madonna, scolpita dal cremonese Giovanni Paolo Maltempo nel 1560, rovinata poi nel panneggio a causa di un rivestimento allora in voga.
E questo è da imputare ai Frati Agostiniani che dal 1617 furono custodi del Santuario, nell'annesso Convento costrito dal 1619 con relativo chiostro, oggi ancora visibile nel restante residuo di due dei quattro fronti originali.
Il convento poi passò all'Erario in seguito alla soppressione degli ordini religiosi voluta dall'imperatore d'Austria Giuseppe II nel 1780.
Diverse sono le vicende legate alla costruzione del Santuario: prima - verso la metà del Cinquecento - gli affreschi di Cristo e degli Apostoli del tamburo, dopo - verso la fine del Cinquecento - le varie storie della vita di Cristo, opera del castelleonese G.Battista Dordoni, il quale aveva affrescato le due cappelle e il prebiterio. Ora vi sono solo due frammenti come ancone laterali degli altari, coperti dal Settecento fino al 1965 da tele ad olio e da una Crocefissione di G.Paolo Pesenti.
La chiesa, a croce latina, era stata concepita a due campate, e il transetto costituito da due cappelle laterali, simile in parte alle chiese a pianta centrale, con alto tiburio sotto il quale avrebbe dovuto essere collocata la statua della Vergine sopra l'altare. Nel 1910 il Santuario fu allungato di una campata, che oggi si può riconoscere visibilmente dalla diversità della costruzione. Dopo vari interventi eseguiti negli anni 1936-1937, con ritocchi all'altare, al catino absidale e al paramento marmoreo delle pareti, nel 1989, allungando il pavimento verso la navata, si ebbe l'occasione di alloggiare una nuova mensa, il nuovo ambone e la croce in bronzo di M. Zurla. L'attuale restituzione al disegno originale, architettonico e decorativo, risale all'epoca 1964-1965, quando per merito dell'architetto Amos Edallo fu smantellato il sovrastante edificio neoclassico che nel 1838 aveva chiuso le nicchie del tamburo, danneggiando i costoloni della cupola, e ricoperto d'intonaco le terrecotte e i dipinti, sovrapponendo stucchevoli medaglioni ottocenteschi e false terrecotte.
Nel Santuario è custodito anche un organo storico, del 1836, opera del Serassi.