Giornata dell’unità Nazionale e delle Forze Armate

Dettagli della notizia

Il discorso del Sindaco pronunciato domenica 03 novembre 2024

Data:

07 Novembre 2024

Scadenza:

04 Novembre 2024

Tempo di lettura:

Descrizione

Cittadine e cittadini, bambini e ragazzi delle scuole, insegnanti, forze dell’ordine, autorità presenti, rappresentanti delle associazioni combattentistiche e di volontariato, corpo bandistico “Giuseppe Verdi” grazie per essere qui.

Ci troviamo qui oggi, per la ricorrenza del 4 novembre, esattamente 106 anni fa il 3 novembre 1918 veniva firmato a Villa Giusti l’armistizio che sanciva la fine della Prima Guerra Mondiale, È un momento importante, un giorno in cui ricordiamo tutti coloro che hanno sacrificato la propria vita per l’Italia, che hanno lottato per il nostro Paese, per un’idea di pace e di unità. Ma oggi non celebriamo solo una data storica: celebriamo in particolare la Giornata dell’Unità Nazionale e delle Forze Armate.

Questa ricorrenza è l’occasione per rendere omaggio alle Forze Armate Italiane, il cui impegno quotidiano rappresenta una garanzia di sicurezza, solidarietà e pace per il nostro Paese e nel mondo attraverso le missioni di pace sotto il mandato delle Nazioni Unite.

Le nostre Forze Armate sono un simbolo di dedizione, coraggio e umanità e grazie al loro impegno, garantiscono ogni giorno la sicurezza dei nostri territori, e portano la speranza di pace e di un futuro migliore nelle aree più vulnerabili del mondo. Anche qui a Castelleone le nostre forze dell’ordine, grazie alla loro costante vigilanza, alla loro professionalità e spirito di servizio ci consentono di vivere la nostra quotidianità con serenità, consapevoli che, in ogni momento, c'è chi veglia su di noi.

Proprio per questo motivo colgo l’occasione per ringraziare ufficialmente in rappresentanza di tutti i Cittadini Castelleonesi, L’Arma dei Carabinieri e i suoi rappresentanti oggi qui presenti: il Luogotenente Carica Speciale Alessandro Ciaberna e tutti i militari, uomini e donne che, hanno prestato e prestano quotidianamente servizio nel nostro territorio.

Ringrazio i nostri agenti della Polizia Locale, dedicando un ringraziamento speciale al Dott. Andrea Vicini, che dopo tantissimi anni spesi al servizio dei cittadini di Castelleone, a fine mese, si godrà la meritata pensione. In tutti questi anni il Comandante Vicini, ha sempre nutrito un legame speciale con la città di Castelleone. Per tutti noi il Comandante Vicini ha rappresentato non solo un tutore della legge, ma grazie alla sua professionalità, competenza ed umanità rappresenta uno dei pilastri della nostra comunità, sempre pronto ad ascoltare, intervenire e proteggere, specialmente i più vulnerabili.

A lui in particolare ed a tutte le forze dell’ordine va il nostro più sentito ringraziamento e la nostra più profonda riconoscenza per il lavoro che svolgono a tutela della legalità e della sicurezza di tutti noi.

Nel ricordare la fine della Grande Guerra, ci troviamo oggi ad affrontare un momento storico caratterizzato da un contesto internazionale ancora di guerra, son ben 56 i conflitti attualmente in corso nel mondo, si tratta del numero più alto mai registrato dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, proprio per questo assume ancora più importanza parlare di pace, in questa ricorrenza qui sotto il monumento ai nostri caduti.

Ogni giorno le immagini delle guerre, attraverso la televisione ed i mezzi di comunicazione, squarciano la nostra quotidianità, sono immagini di dolore, di vite spezzate, che ci colpiscono come un pugno, lasciandoci storditi, impotenti di fronte a tanto orrore. Queste immagini e le storie che raccontano, irrompono nella nostra vita buttandoci in faccia tutto l’orrore della guerra, un orrore che non sembra avere una fine.

L’immagine di qualche giorno fa, sulla edizione online della Stampa, è quella di un uomo, un padre, è seduto in un ospedale con il volto straziato dal dolore. In mano tiene due fogli di carta: sono i certificati di nascita dei suoi due figli, due gemelli appena venuti al mondo, un bambino e una bambina.

Solo quattro giorni prima, sua moglie, una giovane farmacista, aveva dato alla luce due gemelli con un parto cesareo, e con gioia aveva condiviso la notizia della loro nascita su Facebook. L’uomo, quel giorno, si era allontanato da casa, per andare a registrare le nascite dei suoi figli presso l’ufficio governativo locale.

Mentre era via, una telefonata dei vicini: la casa in cui la sua famiglia si era rifugiata era stata colpita da una granata. L’uomo racconta sconvolto alle persone intorno a sé «Non so cosa sia successo. Mi hanno detto che una granata ha colpito la casa, mia moglie, i miei bambini, tutta la mia famiglia….» e mentre lo racconta stringe in mano i due fogli di carta, i certificati di nascita dei due figli, l’unica cosa rimasta di tutta la sua famiglia.

Questa è l’orrore della guerra, che trasforma atti d’amore in simboli di dolore, momenti di vita in attimi di morte. Per questo, di fronte a queste immagini, non dobbiamo mai smettere di ricordare e impegnarci, come esseri umani, affinché nessuno debba mai più vivere questo orrore.

La pace sembra in questi giorni impossibile da realizzare, ci rendiamo conto che c’è un lato oscuro nell’essere umano, che nonostante il progresso scientifico e tecnologico, continua a riproporsi: la violenza, l’oppressione, la guerra… nel 1947 il premio Nobel per la letteratura Salvatore Quasimodo ci chiamava a riflettere proprio con una sua poesia “Uomo del mio tempo”. È un monito per ognuno di noi, ve ne leggo solo alcuni versi:

“Sei ancora quello della pietra e della fionda,

uomo del mio tempo. Eri nella carlinga,

con le ali maligne, le meridiane di morte,

t’ho visto – dentro il carro di fuoco, alle forche,

alle ruote di tortura. T’ho visto: eri tu,

con la tua scienza esatta persuasa allo sterminio,

senza amore, senza Cristo. Hai ucciso ancora,

come sempre, come uccisero i padri, come uccisero

gli animali che ti videro per la prima volta.”

Queste versi duri, ci ricordano che la guerra, il conflitto, l’odio: sono ancora qui, nonostante tutto il nostro progresso e la nostra tecnologia, in una realtà mondiale in cui sembrano persino avere il sopravvento.

Ma è proprio perché non ci vogliamo arrendere alla logica della violenza e della guerra che, ci troviamo qui oggi, davanti al monumento ai caduti, per parlare di pace.

La pace non è un ideale astratto. È un obiettivo concreto che ci chiede impegno, partecipazione e, soprattutto, una volontà collettiva di cambiare ciò che non va. Inizia qui, nelle nostre comunità, nel modo in cui trattiamo il prossimo, nelle scelte che facciamo ogni giorno per promuovere equità e rispetto profondo per ogni persona, in una comunità che riconosce e valorizza l’uguaglianza e la dignità, i diritti fondamentali ed universali di ogni essere umano.

Una pace autentica non può essere costruita senza giustizia, senza democrazia e senza libertà, perché la pace senza giustizia, senza libertà non è vera pace; è solo una maschera che copre l’oppressione e l’ingiustizia.

La pace autentica non può ignorare le sofferenze, le discriminazioni e le disuguaglianze. Non dobbiamo mai dimenticare che, nei conflitti di oggi, che siano in Ucraina o in Palestina, la sofferenza non nasce solo dalla guerra, ma anche dalle ingiustizie che le alimentano. Queste situazioni ci ricordano che, se vogliamo costruire un mondo di pace, dobbiamo prima lavorare per eliminare ciò che rende possibile l’oppressione: l’ingiustizia, l’ineguaglianza, l’abuso di potere, la violazione dei diritti fondamentali dell’uomo.

È nel costruire giustizia, solidarietà, libertà che la pace autentica prende davvero forma. E’ grazie al lavoro delle nostre tante associazioni di volontariato, che non finiremo mai di ringraziare abbastanza, che tutti giorni si impegnano concretamente per migliorare la nostra città e la vita di chi ci sta accanto che si inizia a costruire la pace. E’ nel lavoro delle nostre insegnanti dell’Istituto Comprensivo Sentati, che voglio ringraziare per essere qui questa mattina con i propri alunni, che compiono nell’istruzione e nella educazione dei nostri ragazzi e delle ragazze che si inizia a costruire la pace. Il loro ruolo è cruciale nel formare le future generazioni, non solo trasmettendo conoscenze, ma anche valori fondamentali come la pace, la tolleranza e il rispetto. In un mondo caratterizzato da diversità culturali, opinioni contrastanti e sfide globali, i ragazzi hanno bisogno di guide che li aiutino a comprendere e apprezzare la ricchezza delle differenze, educandoli a convivere in armonia affrontando temi come l’uguaglianza e il rispetto per le diversità, educano i ragazzi a superare pregiudizi e stereotipi, rendendoli cittadini responsabili e capaci di gestire tensioni e divergenze con empatia e senza ricorrere alla violenza.

Cari giovani, ragazzi e ragazze, grazie anche a voi di essere qui questa mattina. Voi siete il futuro di questa comunità, di questa nazione, di questo mondo. Vi invito a non accontentarvi mai di una pace di facciata, ad avere coraggio ed a non rimanere in silenzio di fronte alle ingiustizie, piccole o grandi che siano. Il rispetto, anche nei piccoli gesti, per i vostri compagni e le vostre compagne è la base di ogni relazione positiva. Siate sempre consapevoli che la pace ha bisogno della giustizia, come le radici di un albero hanno bisogno di terra fertile. Impegnatevi, lottate, studiate, costruite. Diventate protagonisti di una società più giusta, in cui la pace sia reale, perché è fondata sulla solidarietà e sul rispetto profondo per ogni persona.

Oggi, nel celebrare il valore della pace, proprio qui sotto il monumento che ricorda i nostri caduti, a voi ragazzi e ragazze presenti, voglio dire: la memoria è la chiave del futuro. Voi siete i custodi di questi valori, e come sindaco di questa comunità, vi chiedo di portare sempre con voi il ricordo di chi è venuto prima, di chi ha dato la propria vita. È nostro compito fare in modo che questi sacrifici non siano stati vani e che possano essere le fondamenta su cui costruire un mondo migliore.

Onore ai caduti, W l’Italia, PACE nel mondo!



Ultimo aggiornamento

07/11/2024, 13:52

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